Computer for the masses: la storia del Commodore 64 in EPIC.02
Il racconto di come si è arrivati alla nascita del Commodore 64, il computer più venduto della storia dell'informatica.
Ho un po’ trascurato Clickbaiting nelle ultime settimane perché questo è quel periodo dell’anno in cui finisco di scrivere, impaginare e poi spedire EPIC, la mia collana di libri che ogni anno pubblico con ITOMI.studio: perdonatemi.
Di buono c’è che ora posso aggiornarvi sulle tante novità che ho pubblicato e messo in vendita: in primis ho appunto finito EPIC.02, il mio nuovo libro che quest’anno dedica la sua cover story al Commodore 64, il computer che mi ha letteralmente cambiato la vita. In oltre cinquanta pagine racconto la storia del personal computer dagli anni settanta fino alla messa in commercio del Commodore 64, il computer più venduto di sempre. Il libro poi contiene un’altra decina di storie legate al mondo della tecnologia e dell’elettronica di consumo: ci troverete raccontati alcuni dei prodotti più iconici di Polaroid, Apple, Braun, Sony.. e molto altro.
Oltre ad EPIC.02, che mi è appena arrivato in studio e che spedirò a partire dalla prossima settimana a tutti quelli che mi hanno supportato preordinando la First Edition, negli scorsi giorni sono usciti su ITOMI.shop altri prodotti che potrebbero interessarvi:
PSSY, il mio nuovo portamonete tascabile.
JRNL, la nuova versione del mio notebook e bullet journal.
MTCHBX, le scatole di fiammiferi ispirate dalla cultura pop giapponese e americana, riprodotte in grandi dimensioni.
SCKS.ODD SPORT, le mie nuove calze sportive, da portare spaiate.
E poi proprio ieri ho pubblicato su mailtime.it la mia storica e annuale Guida ai Regali di Natale 2023. Sono undici anni di fila che vi consiglio cosa acquistare per Natale, prima lo facevo su Lega Nerd e dall’anno scorso ho iniziato a farlo sul sito di Mailtime.
Insomma, non sono certo stato con le mani in mano nelle ultime settimane 😅
Ora torno ad impacchettare gli ultimi ordini, ma prima vi lascio con qualcosa da leggere: l’inizio di “Computer for the masses: la nascita del Commodore 64”, il lungo racconto che trovate in EPIC.02 e da oggi anche su whatisepic.it, gratuitamente e senza nessun stupido banner.
Computer for the masses: la nascita del Commodore 64
“Computers for the masses, not the classes”
Jack Tramiel
Il mondo dell’informatica degli anni settanta dello scorso secolo era molto differente da quello che conosciamo oggi. I computer erano solo da poco diventati un oggetto conosciuto dal grande pubblico ed erano ancora relegati in gran parte ad un uso professionale. Costavano tanto, erano grandi ed ingombranti e facevano prettamente cose utili ai professionisti: calcoli, video scrittura, database, etc.
Durante gli anni settanta cominciano ad arrivare i primi “personal” computer, nuovi microcomputer che erano non più destinati solo ai tecnici specializzati, ma anche a tutte quelle figure che necessitavano di velocizzare o migliorare il proprio lavoro senza per forza avere una laurea in informatica.
Il computer comincia a diventare un oggetto di uso comune in ufficio: lo usa la segretaria, lo usa lo scrittore, lo usa il contabile, e così via.
I personal computer arrivano anche nelle case: magari è quello “di papà” che lo usa “per lavoro” dentro al suo studio. I prezzi di quelle macchine sono esorbitanti se paragonati a quanto ci aspetteremmo di pagare oggi: si dovevano spendere decine di migliaia di dollari (di oggi) per acquistare un PC. L’IBM 5100 del 1975, uno dei primi PC portatili, costava ventimila dollari dell’epoca, oltre 115 mila dollari di oggi.
Verso la fine del decennio arrivano poi i primi “home” computer, macchine pensate espressamente per l’uso casalingo, per chi voleva o doveva lavorare anche da casa.
Erano microcomputer che spesso si potevano collegare alla TV di casa e permettevano almeno di risparmiare sul monitor, ma di certo non erano economici. L’Apple II, tra i meno costosi e diffusi home computer, uscì nel 1977 e costava tra i seimila e i dodicimila dollari di oggi (era venduto a partire da 1.298$ di allora). Sul fronte dei personal computer invece il primo IBM PC del 1981 costava l’equivalente di oltre cinquemila dollari di oggi (1.565$ di allora, senza monitor)
Gli anni ottanta sarebbero stati dominati dai personal e home computer di IBM e Apple e oggi ogni volta che qualcuno scrive della storia dell’informatica non manca di raccontare la storia delle persone e dei prodotti che sono uscite da quelle società e che hanno poi influenzato, e che ancora influenzano, la nostra vita. Ma c’è un tarlo che mi perseguita ogni volta che leggo una biografia o un libro di storia dell’informatica: spesso si parla poco o niente di Commodore. E ancora meno di MOS Technology.
Ma, come sto per raccontarvi, tutta la cultura pop moderna deve moltissimo a queste due società e agli uomini che hanno cercato disperatamente per anni di abbassare i prezzi di microprocessori e home computer, combattendo contro le logiche del mercato e i limiti della tecnologia dell’epoca.
All’inizio degli anni settanta l’elettronica era stata rivoluzionata dai microprocessori: venivano utilizzati nei computer, nelle calcolatrici, dentro agli arcade game che spopolavano nelle prime sale giochi. I grandi produttori di microchip negli Stati Uniti dell’epoca erano Intel, Texas Instruments e Motorola. Queste aziende avevano in mano il mercato in ambiti differenti, controllando di fatto quanto sarebbero costati i prodotti realizzati con i loro chip, che erano largamente il componente più costoso di quelle macchine.
Il fiorente mercato delle calcolatrici era in mano a Texas Instruments (TI) che produceva il chip più utilizzato negli Stati Uniti dai tanti produttori dell’epoca. All’inizio degli anni settanta TI decide di cominciare a vendere delle sue calcolatrici invece di vendere solo i chip agli altri produttori. E decide di mettere in vendita le sue calcolatrici ad un prezzo addirittura inferiore di quello a cui vendeva fino a poco prima i suoi chip agli altri produttori. È una rivoluzione per il settore che vede l’arrivo di calcolatrici molto più economiche e al tempo stesso la morte di una infinità di aziende che prima producevano comprando chip da TI e che si ritrovano da un giorno all’altro completamente fuori dal mercato. La prima calcolatrice portatile di Texas Instruments esce nell’aprile del 1972: la TI-2500 Datamath verrà venduta a 150 dollari dell’epoca (oltre 1000 dollari di oggi) un prezzo che vi sembrerà alto, ma che in realtà era un terzo del prezzo degli altri produttori di calcolatrici più diffuse.
Nello stesso anno Casio farà di meglio con i chip di Hitachi mettendo sul mercato la prima portatile a meno di cento dollari: la Casio Mini costerà solo sessanta dollari di allora e verrà venduta in milioni di esemplari facendo esplodere il mercato delle “calcolatrici per tutti” in tutto il mondo. Ve ne parlo più avanti in questo stesso libro.
È una segnale fortissimo non solo per il mondo delle calcolatrici, ma per tutta l’elettronica di consumo: si possono vendere chip ad un costo inferiore, si possono vendere prodotti elettronici ad un costo inferiore.
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